PremessaMolti studi di neuromarketing semplificano eccessivamente il comportamento del consumatore, concentrandosi su risposte neurali o emotive e trascurando fattori culturali, sociali e cognitivi complessi. Inoltre, la maggior parte degli studi attuali è condotta in ambienti di laboratorio controllati, il che può limitare la generalizzabilità dei risultati al comportamento del consumatore nel mondo reale. Quali sono le strategie didattiche per far fronte a questi limiti? Dalla ricerca al campo: integrazione di neurotecnologie e AIÈ sempre utile distinguere l’ambito della ricerca pura e la realtà operativa collegata alla consulenza di neuromarketing. Sotto il profilo della ricerca si sta assistendo ad una maggiore integrazione di tecniche implicite (fMRI, EEG, Eye-tracking) e un impiego di algoritmi avanzati di machine learning e intelligenza artificiale per decodificare modelli complessi del comportamento del consumatore. D’altra parte, è anche importante esplorare i processi inconsci che influenzano il comportamento dei consumatori nei contesti reali (es. negozi, centri commerciali) utilizzando dispositivi neuroimaging portatili. Infine, il neuromarketing può contribuire ad affrontare sfide di marketing sociale (es. consumo eccessivo di alcol, uso di droghe, cambiamenti climatici) e beneficiarne le campagne di sicurezza pubblica. D’altra pare è anche utile tener conto di ricerche internazionali, e cross-culturali, per comprendere come i consumatori di diverse nazioni e culture interagiscono con le tecnologie del neuromarketing. Strategie didattiche della X edizione de Master di NueromarketingDa quanto brevemente accennato è allora importante sottolineare che il neuromarketing sta allargando progressivamente gli ambiti di impiego e aggiornando strumenti, tecniche e metodologie di indagine. La formazione in questo ambito non può quindi essere breve, perchè il rischio è di banalizzare e non aggiungere valore alla formazione e poi ai progetti delle imprese e delle altre istituzioni organizzative e sociali. La nostra proposta è quindi aggiornata a 750 ore, come un Master di primo livello, in un contesto internazionale (week end formativi a Bruxelles e a Malta. La proposta formativa riprende quindi l'approccio del Master che è centrato su:
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Uno studio pubblicato su Brain Sciences (https://www.mdpi.com/2076-3425/13/6/928) conferma, con rigore scientifico, ciò che da tempo la disciplina sostiene: la modalità con cui il consumatore presta attenzione – guidata da un obiettivo (Top Down) o catturata da stimoli esterni (Bottom up) – influenza profondamente l’attività cerebrale durante il processo d’acquisto.
Utilizzando la realtà virtuale per simulare un supermercato e l’EEG per registrare l’attività cerebrale, i ricercatori hanno analizzato due modalità decisionali: Nell’acquisto pianificato, si assiste all’attivazione delle onde theta e maggiore connettività frontotemporale, indicatori di attenzione focalizzata e orientata a un obiettivo. Nell’acquisto spontaneo, si è verificata la diminuzione dell’attività alpha e l’aumento della spectral entropy (entropia spettrale, un indice di irregolarità dei segnali EEG, calcolato nell'intervallo 0.5-32 Hz, focalizzandosi sulle aree frontali, parietali e occipitali) nelle aree frontoparietali, segnali di attenzione più reattiva e imprevedibile. La spectral entropy si è dimostrata la metrica più efficace per distinguere tra le due modalità decisionali. Questo è cruciale per chi si occupa di marketing, comunicazione e brand experience: - perché mostra come la realtà virtuale possa consentire di effettuare ricerche scientifiche in ambienti altamente realistici - conferma che le diverse dinamiche attentive guidano strategie su misura, in base al tipo di decisore (razionale o impulsivo) - l’integrazione di dati neurofisiologici permette analisi più profonde rispetto ai soli metodi dichiarativi Il neuromarketing quindi non è solo una tendenza: è una disciplina in costante evoluzione, che ci aiuta a comprendere i meccanismi invisibili alla base delle scelte quotidiane. |